Il Parco Eco-Industriale di Kalundborg è il primo esempio di simbiosi industriale in tutto il mondo. Negli anni '60, questa piccola cittadina danese, diventò un modello di sostenibilità in Europa e non solo.
Come anticipato nel precedente articolo, oggi analizzeremo il primo caso al mondo di simbiosi industriale, il Parco Eco-Industriale di Kalundborg.
Il processo di simbiosi industriale è cominciato negli anni Sessanta, per poi concretizzarsi negli anni Settanta.
A causa di una legislazione ambientale sempre più restrittiva, le imprese di Kalundborg, hanno cominciato a collaborare in modo sinergico, scambiandosi scarti e sottoprodotti, per minimizzare l’utilizzo di materie prime vergini, le emissioni inquinanti e contenere l’aumento dei costi.
Il Parco di Kalundborg non è stato creato da una programmazione urbanistica o industriale, ma è nato in modo spontaneo e fisiologico, grazie alle imprese che hanno compreso l’opportunità di crescita economica (e di sostenibilità ambientale) ottenibile da una collaborazione di questo genere.
I soggetti coinvolti, oltre all’amministrazione comunale di Kalundborg, sono industrie differenti tra loro:
una centrale elettrica;
una raffineria di petrolio;
un impianto farmaceutico;
una compagnia di rifiuti;
una industria produttrice di pannelli di cartongesso;
una impresa specializzata in bonifiche;
una industria che produce insulina ed enzimi industriali.
La simbiosi ha permesso ad ogni impresa o industria di ottenere importanti vantaggi economico-ambientali.
Per esempio la centrale elettrica garantisce il vapore sia alla raffineria che all’industria farmaceutica, mentre il gas in eccesso della raffineria è utilizzato come nuova risorsa nella centrale elettrica.
Nel corso degli anni, molte altre imprese hanno aderito al Parco Eco-industriale, evidenziando in modo più marcato gli effetti benefici in termini di: riduzione dell’impatto ambientale, delle emissioni inquinanti, dei rifiuti e migliore utilizzo delle risorse con evidenti vantaggi economici.
Ogni anno, infatti, le imprese che aderiscono al progetto, possono beneficiare dei seguenti dati (http://www.symbiosis.dk/en/systems-make-it-possible-people-make-it-happen/):
24 milioni di euro di risparmi economici aziendali;
14 milioni di euro di risparmi socio-economici;
635000 tonnellate di CO2.
….e in Italia?
In Italia, ancora oggi, non esiste un esempio concreto di simbiosi industriale come quello danese. Certamente ci sono dei progetti in tal senso, come “l’Eco Innovazione Sicilia”. Un progetto ENEA iniziato intorno al 2011 e concluso nel 2015 che mirava ad aprire definitivamente il nostro Paese verso l’economia circolare.
Tuttavia ancora non esiste un vero e proprio Parco-Eco Industriale ed un duraturo progetto di simbiosi.
In Italia si potrebbero sfruttare i benefici ottenibili dalla simbiosi industriale per rilanciare l’economia del Paese, per dare una possibilità concreta di crescita alle imprese e per valorizzare intere aree e città.
Per esempio a Taranto, dove da anni ormai, la situazione dell’ex-Ilva sta diventando sempre più insostenibile. Si è costretti a scegliere tra lavoro, ambiente e salute, ma l’apertura verso l’economia circolare e l’impiego degli strumenti dell’ecologia industriale, come la simbiosi, potrebbe garantire maggiore occupazione, limitando le emissioni inquinanti e salvaguardando la salute dei cittadini.
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