Negli ultimi 50 anni siamo entrati, senza troppi giri di parole, nell’ Era della plastica.
La domanda è: perché? Come mai la plastica si è diffusa così tanto? E soprattutto in che modo si può cercare di limitare l'impatto ambientale di questo materiale così inquinante?
Per rispondere a queste domande dobbiamo prima di tutto ricordare le proprietà della plastica.
La plastica, infatti, è un materiale dalle caratteristiche fantastiche: è economica, resistente, modellabile e facilmente lavorabile. Con delle proprietà del genere, la plastica è stata utilizzata in svariati settori come: nell’edilizia, nell’imballaggio e nei trasporti.
La plastica, però, è un materiale altamente inquinante in ogni fase del suo ciclo di vita. Dall’estrazione dei combustibili fossili, ai processi di lavorazione (con la produzione degli additivi plastici) e di utilizzo da parte dei consumatori (molto spesso scorretto), fino alle tecnologie di gestione dei rifiuti che comportano il rilascio di materiale tossico nell’ambiente.
Senza dimenticare l’impatto dei rifiuti di plastica che generano le cosiddette microplastiche.
Le microplastiche, che si possono formare in seguito al deterioramento di pezzi di plastica più grandi, hanno un diametro che oscilla dai 330 micrometri ai 5 millimetri. Le microplastiche sparse nei mari e negli oceani provocano gravi danni agli habitat acquatici, ma sono molto pericolosi anche per la salute umana.
Quali sono le possibili soluzioni?
Ricordando i dati del report WWF del 2018, intitolato “Mediterraneo in trappola come salvare il mare dalla plastica” è evidente di come occorra sfruttare maggiormente il riciclo della plastica.
“L’Europa è il secondo maggiore produttore mondiale di plastica dopo la Cina. Nel 2016 ha prodotto 60 milioni di tonnellate di plastica, che si sono trasformate in 27 milioni di tonnellate di rifiuti. Di queste, solo il 31% è stato avviato al riciclo, mentre il 27% è finito in discarica e il resto è stato avviato al recupero energetico. Il 40% della plastica europea è destinato agli imballaggi e si trasforma in 16,7 milioni di tonnellate di rifiuti.
Ad oggi la domanda di plastica riciclata copre solo il 6% del mercato europeo.”
Incentivare il riciclo della plastica non è sufficiente. E’ necessario migliorare il comportamento di tutti i consumatori, evitando l’abbandono dei rifiuti di plastica, depositandoli negli appositi contenitori e limitando fortemente l’impatto ambientale di questo materiale.
Inoltre, sarebbe opportuno bandire dai mercati i prodotti di plastica monouso, individuando nuove soluzioni di packaging. Si potrebbe, infatti, puntare su altri materiali, come il vetro e l’alluminio, i quali, oltre ad essere molto meno impattanti rispetto alla plastica, possono anche essere riciclati all’infinito.
La plastica, quindi, rappresenta una vera e propria sfida per la società moderna.
Continuando con il regime attuale, entro il 2050, nei mari, potrebbero esserci più frammenti di plastica che pesci.
Come sempre un cambio di rotta sembra possibile grazie all’impegno delle aziende, nell’individuare nuove alternative all’utilizzo della plastica, ma soprattutto grazie al cambiamento del comportamento di tutti noi. Si devono evitare gli usi impropri della plastica e si deve essere più consapevoli delle proprie azioni.
In questo modo ci penseremo su un paio di volte (o chissà anche di più) prima di gettare in mare e spiagge rifiuti di plastica, e non solo.
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